“Ho visto registi al primo film espertissimi e preparatissimi. E anche registi al decimo film totalmente diversi e pronti a un’improvvisazione”. Lo dice con voce ferma ma sorridendo, Luca Bigazzi, celebre direttore della fotografia. Nella sua lunga carriera ha collezionato decine di riconosciementi con Sette David di Donatello, otto Nastri d’Argento e la firma sul film premio Oscar “La Grande Bellezza”. Nella nostra intervista registrata durante il Bif&st 2024 con l’aiuto dell’Accademia del Cinema Ragazzi di Bari, Bigazzi ha parlato dell’importanza della veridicità nell’immagine e come le nuove tecnologie, inclusi gli smartphone, stiano rivoluzionando il modo di fare cinema.
Secondo Bigazzi, la transizione dal tradizionale film in pellicola al digitale ha introdotto un nuovo livello di comprensione e qualità nell’immagine cinematografica. Egli afferma che spesso non è possibile distinguere tra film girati in pellicola e quelli in digitale, poiché la qualità è praticamente identica. Tuttavia, la pellicola richiede un processo più lento, costoso e meno sensibile rispetto al digitale. Questo comporta un utilizzo della luce vecchio e inutile, che secondo Bigazzi risulta in immagini artificiali e allontana lo spettatore dalla storia. “La pellicola è meno sensibile”, spiega, “e chi fa il mio lavoro è costretto a mettere le luci che probabilmente se avesse girato in digitale non avrebbe dovuto mettere. E quelle luci io le riconosco e mi allontanano dalla storia perché ne vedo la falsità.”
La Pellicola: Uno Strumento del Passato
Bigazzi critica apertamente l’uso della pellicola, definendolo un metodo elitario, aristocratico, antiecologico e costoso. Egli sottolinea che, sebbene alcuni possano preferire la “grana” e la “pasta” della pellicola, questi effetti possono essere facilmente replicati in digitale. Inoltre, la pellicola richiede una maggiore attenzione e precisione nel processo di ripresa, un’attenzione che secondo Bigazzi è altrettanto necessaria nel digitale, per evitare di sprecare tempo prezioso ripetendo i ciak.
Per Bigazzi, il vero problema non è il mezzo con cui si gira, ma il tempo impiegato nella produzione. Sia con la pellicola che con il digitale, la concentrazione e l’attenzione del team di produzione devono essere massime. Pertanto, egli si domanda perché continuare a utilizzare uno strumento così obsoleto quando il digitale offre le stesse possibilità con maggiore efficienza e meno impatto ambientale. “E allora perché io devo usare uno strumento così elitario, aristocratico, antico, antiecologico e costoso come la pellicola?” domanda retoricamente Bigazzi.
Una scena dal film “La Grande Bellezza”
Il Potenziale del Cinema con Smartphone
Una delle innovazioni più interessanti di cui Bigazzi parla è l’uso degli smartphone per girare film. Egli racconta di un’esperienza a Roma, dove ha girato un film con due iPhone, sfruttando la discrezione di questi dispositivi per filmare in luoghi pubblici. Un episodio particolarmente emblematico è stato quello di una scena di scippo girata su un autobus, in cui i passanti hanno creduto che si trattasse di un vero crimine, dimostrando l’efficacia di questa tecnica nel creare un cinema più realistico e spontaneo.
Bigazzi sottolinea che la qualità delle riprese effettuate con smartphone è indistinguibile da quelle girate con attrezzature tradizionali, sia in digitale che in pellicola. Questo apre nuove possibilità per il cinema del reale, permettendo ai filmmaker di catturare momenti autentici senza l’intrusione di grandi apparecchiature. Egli sostiene che chiunque noti differenze significative tra le varie tecniche è un perfezionista maniacale, una caratteristica che a Bigazzi non interessa.
L’uso degli smartphone rappresenta un’opportunità per inventare un linguaggio cinematografico più vero e accessibile. Egli afferma: “Una nuova generazione di filmmaker dovrebbe essere cosciente di questa cosa invece di rincorrere tecnicismi e follie legate al passato che è giusto che scompaiano.”
Contesto Storico e Tecnico
La cinematografia ha visto numerosi cambiamenti tecnici nel corso della sua storia. Dall’invenzione del cinema con i fratelli Lumière alla rivoluzione del sonoro, ogni evoluzione ha portato nuove possibilità narrative e stilistiche. L’introduzione della pellicola a colori, il cinemascope e, più recentemente, il digitale, hanno ognuno lasciato un’impronta indelebile nel modo in cui i film vengono prodotti e percepiti.
Il passaggio al digitale ha significato non solo un cambiamento nel supporto di registrazione, ma anche una trasformazione radicale nel processo di produzione e post-produzione. Con il digitale, i filmmaker possono visualizzare immediatamente le riprese, correggere errori in tempo reale e sfruttare una maggiore flessibilità nella gestione della luce e delle condizioni ambientali. Questa tecnologia ha abbattuto barriere economiche, rendendo il cinema più accessibile a registi indipendenti e giovani talenti.
In questo contesto, l’uso degli smartphone rappresenta l’ultima frontiera dell’innovazione cinematografica. Con la capacità di registrare in alta definizione e l’utilizzo di app avanzate per il montaggio e la post-produzione, gli smartphone stanno democratizzando ulteriormente il mondo del cinema. Per Bigazzi, questa democratizzazione è fondamentale per l’evoluzione del linguaggio cinematografico, permettendo una maggiore sperimentazione e creatività.