I Festival Cinematografici possono produrre film?
Il Fabbricante di Festival e il suo innovativo metodo di co-produzione
Intervista al direttore artistico Marco Müller
Abbiamo avuto l’onore di intervistare il celebre Marco Müller durante la terza edizione del Fernando di Leo Short Film Festival 2024 a San Ferdinando di Puglia. In un contesto così suggestivo e ricco di fermento creativo, Müller ha condiviso con noi la sua visione unica sul mondo del cinema, raccontando le sue esperienze, le sfide affrontate e le innovazioni apportate nel corso della sua carriera. Di seguito, riportiamo i punti salienti della nostra conversazione con uno dei più influenti fabbricanti di festival cinematografici al mondo.
Gli Inizi: Da Pesaro a Torino
Marco Müller ha iniziato il suo percorso nel mondo del cinema alla Mostra Internazionale Nuovo Cinema di Pesaro nel 1978. “Era un festival di studio, di approfondimento. Un festival che ogni anno pubblicava come minimo un paio di libri monografici sugli autori”, ricorda Müller. Questo evento gli ha permesso di immergersi in un contesto culturale unico, dove la pubblicazione di documenti e libri era parte integrante dell’esperienza festivaliera. La presenza di una delegazione di registi cinesi fu particolarmente significativa per lui, tanto da ispirarlo a creare un festival dedicato interamente al cinema cinese.
Il suo primo grande passo fu la direzione dell International Film Festival Rotterdam, assunto dopo la tragica scomparsa del fondatore Hubert Bals. Müller descrive Bals come un vero “fabbricante di festival” e adottò il suo approccio militante, basato sull’importanza dei premi del pubblico e sulla difesa dei film programmati. Creò la fondazione Hubert Bals per supportare registi emergenti, offrendo aiuti finanziari significativi per avviare progetti cinematografici.
Uno degli aspetti più complessi del lavoro di Marco Müller è stato sempre quello di scegliere quali film proiettare e quali progetti supportare. Müller enfatizza l’importanza di dire “no” ai progetti non idonei, un’abilità cruciale in questo mestiere: “Imparare a dire di no, anche nei confronti di un regista amico, di un produttore potente, è la cosa più difficile di questo mestiere.” afferma Müller “Ho sempre cercato di mantenere l’integrità artistica e di non compromettere la qualità del festival con decisioni politiche o commerciali”.
Per Müller, un festival non deve limitarsi a selezionare passivamente i film che vengono proposti. Egli crede nella necessità di andare attivamente alla ricerca di film, scovando opere di valore anche nei luoghi meno ovvi. “Ho sempre avuto paura di fare una selezione soltanto con i film che venivano proposti. Ho sempre pensato che fosse necessario invece andarseli a cercare. Questo approccio mi ha permesso di scoprire e portare alla luce molti talenti nascosti, offrendo loro una piattaforma per esprimersi” spiega Müller.
La collaborazione con un comitato di selezione è stata un altro elemento chiave per Müller. Questo comitato non solo contraddiceva le sue scelte, ma offriva anche una prospettiva diversa, arricchendo il processo di selezione. “C’è sempre stato un comitato di selezione[…] doveva contraddirmi, spiegarmi perché non avevo capito le qualità di un film,” sottolinea Müller. “Questo metodo collaborativo ha sempre garantito che i film di alta qualità venissero scelti per la proiezione, mantenendo l’eccellenza del festival”.
Festival di Locarno – Vista Pizza Grande
L’Impronta a Locarno e a Venezia
Müller portò la sua esperienza e visione ricoprendo il ruolo di direttore artistico al Festival di Locarno e poi alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Qui realizzò retrospettive pionieristiche su registi come Kiarostami e Youssef Chahine, cercando di bilanciare la promozione di cineasti meno noti con la riscoperta di figure più accessibili come Roger Corman e John Landis. Müller credeva fermamente nell’importanza di difendere cineasti meno noti e nel rilanciare opere di qualità, mantenendo sempre un equilibrio tra cinema d’autore e cinema commerciale.
Locandina di “No Man’s Land” di Danis Tanovich
Il Metodo di Co-Produzione
Müller non si limitò a dirigere festival; si immerse anche nella produzione cinematografica, sviluppando un metodo di co-produzione che sosteneva registi di talento. Creò meccanismi di co-finanziamento come la Fondazione Hubert Bals Fund a Rotterdam e la Fondazione Monte Cinema Verità in Svizzera, per aiutare registi emergenti a realizzare i loro progetti. Questi fondi fornivano supporto finanziario cruciale per avviare progetti, migliorare la qualità della produzione e garantire collaboratori di alto livello.
Il suo coinvolgimento nella produzione del film “No Man’s Land” di Danis Tanović è emblematico del suo approccio. “Danis Tanović ha voluto raccontare con una metafora intelligentissima, l’assurdità di questa guerra civile interetnica dopo lo scoppio della guerra in Jugoslavia. Era un regista che andava assolutamente sostenuto”, afferma Müller. Il film, richiedeva una post-produzione di alto livello che il budget iniziale non poteva coprire. Müller assicurò che la post-produzione avvenisse in Italia, garantendo così una qualità superiore che contribuì al successo del film, culminando con la vittoria dell’Oscar come miglior film straniero.
Danis Tanovich – Oscar al Miglior Film Straniero per “No Man’s Land”
Il Ruolo del Produttore e il Futuro
Müller si distinse anche per il suo approccio pratico e diretto nel ruolo di produttore. Lavorò a stretto contatto con registi come Samira Makhmalbaf e Babak Payami, dedicando molto tempo alla supervisione dei loro progetti in Iran. “Sono stato accanto a Samira per mesi, aiutandolo ogni volta che è stato necessario. Ne è valsa la pena perché ha vinto il Gran premio della giuria a Cannes”, ricorda Müller.
Uno dei progetti più ambiziosi fu il film “Il Sole” di Aleksandr Sokurov, una produzione complessa che narrava la storia del generale McArthur e dell’imperatore Hirohito. Nonostante le difficoltà nel trovare finanziamenti, Müller riuscì a produrre il film grazie al suo impegno e alla sua capacità di convincimento.
Locandina di “Sole” di Aleksandr Sokurov
Il futuro per Müller include progetti in Cina, dove continua a sostenere e promuovere il cinema indipendente come professore ordinario della Shanghai Film Academy e direttore del Centro di ricerche sull’arte cinematografica all’Università di Shanghai. Uno degli esperimenti più interessanti condotti da Müller in Cina è stata la proiezione del film “Suspiria” di Dario Argento. “Lavorando assieme agli amici dell’Associazione del Cinema di Shanghai, abbiamo organizzato la proiezione della copia restaurata di ‘Suspiria’ nella notte di Halloween per 1600 spettatori entusiasti,” racconta Müller. “Questo evento dimostrò come un film di culto occidentale potesse riscuotere un enorme successo anche in Cina, sfidando le aspettative della censura. È stata l’unica proiezione che abbiamo potuto fare senza incorrere in illegalità, rischiando anche delle denunce, dato che ancora oggi non è possibile nel paese proiettare film come questi.”
Attualmente, Müller continua a lavorare in Cina, dove dirige festival e sostiene registi emergenti, mantenendo al contempo un saldo contatto con l’Italia. Dal 2024 è direttore artistico del Taormina Film Festival, e la sua capacità di navigare tra le complessità culturali e politiche del cinema cinese, combinata con la sua esperienza internazionale, lo rende una figura cruciale nel promuovere il dialogo culturale tra Oriente e Occidente.
Locandina del “Taormina Film Festival”